Descrizione
A 160 anni dalla nascita dell’anarchico Pietro Gori l’Amministrazione comunale di Bibbona coglie l’occasione per ricordare due personaggi che hanno intrecciato la loro storia e la loro memoria a quella dei cittadini di Bibbona, di oggi e di ieri: Pietro Gori, appunto, e Carlo Fattori.
Per introdurre le due figure e il filo che li unisce è necessaria una premessa che ci porta indietro nel tempo, a quando, nel 1860 fu istituito il Regio Liceo di Livorno, senza dubbio la scuola più prestigiosa della città.
Al tempo scarseggiavano gli insegnanti di Lettere, per la propensione della borghesia a non indirizzare i propri figli verso gli studi letterari, non ritenuti all'altezza per un futuro lavorativo certo e ben remunerato; ciò nonostante il Liceo Classico Niccolini ha visto il passaggio di insegnanti di materie letterarie di primo e primissimo piano. Ricordiamo Ottaviano Targioni Tozzetti, Cavaliere della Corona d’Italia, scrittore, studioso, amico di Giosuè Carducci e primo titolare della cattedra di Italiano e Latino. Sicuramente il più famoso fu Giovanni Pascoli, che qui insegnò Latino e Greco dal 1887 al 1895.
Questa introduzione ci porta a considerare il fatto che Carlo Fattori, medico e benefattore, originario di Bibbona, frequentò il Niccolini proprio durante il periodo di insegnamento di Pascoli. L'illustre poeta fu suo professore? Nonostante l'attività lavorativa abbia portato il medico a trasferirsi a Viareggio, Carlo rimase assai legato al suo paese d'origine, tant'è che oggi, a Bibbona, è attiva la Casa di Riposo che porta il suo nome, grazie al lascito testamentario con il quale egli donava al Comune l’abitazione di famiglia affinché vi sorgesse una casa per anziani.
Bibbona però ricorda anche un altro uomo attraverso la denominazione di un largo: si tratta di Pietro Gori, personaggio molto amato e divenuto simbolo di lotta del proletariato, che si diplomò al liceo Niccolini un paio d’anni prima dell’arrivo di Pascoli. Gori si dedicò a diffondere le idee anarchiche lungo la costa livornese, facendosi conoscere e amare anche dai bibbonesi.
Non possiamo stupirci se nel 1947 il Comune di Bibbona, attraverso la richiesta di un gruppo di anarchici, volle ricordarlo con l’intitolazione del largo, ma per la mancanza dell’apposizione della targa se ne perse la memoria fino a pochissimi anni fa, quando alcuni cittadini, e fra questi cito Marco Andrenacci, incuriositi da un’epigrafe a lui dedicata sulla facciata di un edificio, si rivolse all’archivio storico comunale.
Individuata la deliberazione consiliare che attribuiva il nome dell’anarchico al largo, l’Amministrazione decise di reintitolare lo stesso largo a Pietro Gori e ad organizzare un evento, con la partecipazione di Massimo Buccianti che, per l’occasione, presentò il libro Addio Lugano Bella (Einaudi, 2020). L’archivio storico ha restituito anche importanti notizie su Fattori (si veda la pubblicazione del Comune di Bibbona del 2019: Barbara Rossi Carlo Fattori e la sua Bibbona – Storia di un benefattore) che hanno permesso di ricostruire la sua vita e quella dei familiari.
I due personaggi, oltre al ricordo da parte dell'Amministrazione comunale di Bibbona, hanno diversi tratti che li accomuna: non il pensiero politico o la professione, bensì una serie di circostanze. Intanto provengono da famiglie benestanti. Se Fattori era figlio di un medico e nipote di un farmacista, Gori era figlio di un comandante del Regio Esercito e nipote di un notaio di Rosignano Marittimo.
Entrambi vissero, per un periodo, nella nostra zona, ma soprattutto frequentarono lo stesso Liceo e lo stesso Ateneo pisano, senza incontrarsi, visto che Gori nacque nel 1865 e Fattori nel 1874.
Fattori scelse di seguire le orme del padre iscrivendosi alla facoltà di Medicina, mentre Pietro Gori frequentò la facoltà di Giurisprudenza, come il nonno, ed esercitò l'avvocatura, ma entrambi si dedicarono agli altri, ognuno alla propria maniera.
E poi c'era l'Elba, l'isola che accomuna ambedue: Pietro attraverso il padre originario di Sant'Ilario e Carlo grazie alla madre di Rio Marina; un luogo, l'Elba, frequentato dalla famiglia Gori e che accolse Pietro quando la tubercolosi avanzava per condurlo alla morte, avvenuta proprio a Portoferraio, l'8 gennaio 1911. Per Carlo l'isola rappresentava non solo il luogo natale della madre, ma anche quello nel quale il padre esercitò, per alcuni anni, la professione di medico.
Scavando ancora un po' nelle loro vite balza agli occhi l'assenza di figli loro e delle rispettive sorelle, e che la morte li lasciò senza eredi. Ciò che mi ha indotto ad accomunarli, già al tempo della pubblicazione su Carlo Fattori, è una dedica individuata in uno dei libri del medico.
Si tratta di una dedica indirizzata dalla signora Antonietta Sighele Rosmini, moglie dello scrittore Scipio Sighele, a Carlo, che scriveva: «All'ottimo Dott. Fattori, con la riconoscenza affettuosa ch'egli sa … in memoria del mio povero Scipio». Il libro era L'Intelligenza della Follia scritto, appunto, da Scipio Sighele, psicologo, sociologo, criminologo e collaboratore, già dal primo numero, della rivista Criminologia Moderna, rivista diretta da Pietro Gori durante il suo soggiorno argentino, pubblicata a Buenos Aires tra il 1898 e il 1900. La dedica lascia pensare che lo psicologo, fiorentino d'adozione, oltre a collaborare con Gori, fosse un paziente di Fattori.
Articolo scritto da Barbara Rossi