Descrizione
Il Mascagni Festival fa tappa in piazza della Vittoria a Bibbona. Lunedì 4 agosto alle 21.30 è in programma il reading musicale “Quel giorno capì che doveva volare” in collaborazione con il Comune di Bibbona. Da piazza delle erbe al mondo: nascita di un compositore. Con Marco Conte attore, Claire Nesti soprano, Tommaso Martinelli tenore e Massimo Salotti pianoforte. Ensemble dell’Orchestra del Teatro Goldoni di Livorno “Massimo de Bernart” diretta da Maurizio Preziosi, drammaturgia Marco Conte.
Con le musiche di Pietro Mascagni: “Son pochi fiori” da L’amico Fritz , Serenata – Aria da camera , “O stella della sera” da Pinotta , O Lola…” da Cavalleria rusticana , “Voi lo sapete, o mamma” da Cavalleria rusticana , “S’è spento il sol” da Silvano , “No! Non andar da Silvia” da Zanetto, “Apri la tua finestra” da Iris.
“C’è una piazza, a Livorno, che profuma di pane e di salmastro, di voci grosse e di verdure tra le mani. Una piazza che ascolta e racconta. Che accoglie la nascita di un bambino in un giorno freddo di dicembre del 1863 e lo accompagna fino alla soglia del suo destino. Quel bambino si chiamava Pietro Mascagni - scrive Marco Voler, direttore artistico Mascagni Festival -. Questo reading musicale, scritto e interpretato da Marco Conte, è un viaggio che parte da lì – da piazza Cavallotti che a quel tempo si chiamava Piazza delle erbe – e si allarga, come un’orchestra che si accorda, fino a toccare il cuore del mondo. È un racconto che intreccia voci, ricordi, frammenti di vite livornesi con le musiche di Mascagni, che sembrano nate proprio lì, tra le urla del mercato e i sospiri delle madri. C’è la madre Emilia, luminosa e dolente. C’è il padre Domenico, fornaio con le mani impastate di farina e di silenzi. Ci sono i fratelli, i vicini, i chiacchiericci della piazza, le risate dietro le tende, la musica che arriva da una finestra e scuote una pancia incinta. C’è il dolore della perdita, e la forza di chi resta. E poi c’è lui, Pietro. Che guarda il mondo con occhi pieni di note. Che ascolta i rumori come fossero strumenti. Che sogna in grande, fin da piccolo. Che sente dentro di sé, ancora prima di saperlo, che dovrà volare via. Via dalla piazza, sì. Ma con la piazza nel cuore. Lo spettacolo alterna racconto e musica, emozione e ironia, memoria e sogno. Perché la musica – come la vita – non sempre si spiega. Ma si sente. E si ricorda”.